INTRODUZIONE
C'è una singola domanda che fa capolino dal vero e proprio nucleo centrale dell'esistenza umana.
E' la domanda sottaciuta che sta dietro a ogni scelta che potremo mai compiere nella vita. Essa è presente in ogni sfida che potremo mai incontrare ed è il fondamento di ogni decisione che dovremo mai prendere. Se Dio fosse munito di un "registro" cosmico per seguire le tracce delle domande che gli esseri umani si pongono più spesso, allora non ho dubbi che tale apparecchio si sarebbe azzerato talmente tante volte mentre registrava questa singola domanda, che perfino Dio avrebbe perso il conto di quante volte è stata fatta!
La domanda che sta alla base di tutte le altre, quella che un numero infinito di persone si è posto innumerevoli volte nell'arco dei circa 200.000 anni di permanenza dell'essere umano sulla Terra, è semplicemente questa: Chi siamo?
Sebbene la domanda sia apparentemente semplice e concisa, il modo in cui le si risponde ha implicazioni alle quali è semplicemente impossibile sottrarsi. Va a incidere direttamente nel fulcro di ogni momento della nostra vita e forma quella lente che dà forma al nostro concetto di noi stessi nel mondo e alle scelte che compiamo. Il significato che noi diamo a queste due parole permea il nostro tessuto sociale. Compare in tutto ciò che facciamo: dal modo in cui scegliamo gli alimenti che nutrono il nostro organismo, a come ci prendiamo cura di noi stessi, dei nostri figli e dei nostri anziani genitori.
La risposta su chi siamo soggiace al nucleo centrale dei principi della civiltà stessa, influenzando le nostre modalità di condivisione di risorse, quali il cibo, l'acqua, le medicine e altri bisogni umani; il quando e il perché si va in guerra; e ciò su cui si fonda la nostra economia. Le credenze sul nostro passato, sulle nostre origini, sul destino e sul fato dell'umanità giustificano perfino il nostro modo di concepire quando scegliere di salvare una vita umana e quando decidere di porvi fine.
Riflettendo quella che potrebbe rappresentare la maggiore ironia della nostra vita, dopo più di cinquemila anni di storia conosciuta non abbiamo ancora elaborato una chiara risposta per questa cruciale domanda su di noi. E anche se scoprire la verità della nostra esistenza in qualunque momento varrebbe bene il tempo, l'energia e le risorse impiegate per farlo, è proprio oggi, nella nostra epoca, durante la quale siamo impegnati a fronteggiare le maggiori crisi a memoria di specie in tema di vita e sopravvivenza, che la verità diventa più che mai fondamentale.
IL PERICOLO CHIARO E PRESENTE
Una buona ragione per sapere chi siamo emerge fra tutte le altre. Forse non è per caso che oggi, dopo tre secoli di ricorso al metodo scientifico per rispondere a quella domanda fondamentale su di noi, ci ritroviamo anche a vivere grosse difficoltà sul pianeta Terra. Non si tratta semplicemente di un qualunque problema comune. Piuttosto è il tipo di difficoltà che troviamo nei romanzi drammatici e nei reparti di fantascienza dei videonoleggi.
A scanso di equivoci: non è la Terra a essere in difficoltà. Siamo noi, le persone che vivono qui sulla Terra. Posso ragionevolmente affermare con cognizione di causa che il nostro pianeta esisterà ancora fra cinquant’anni, e fra cinquecento anni. A prescindere da quali siano le scelte che faremo durante questo lasso di tempo, cioè a prescindere da quante guerre faremo scoppiare, da quante rivoluzioni politiche scateneremo o da quale sarà il livello di gravità raggiunto dall’inquinamento dell’aria e degli oceani, quel mondo che i nostri antenati chiamavano il “giardino” starà ancora percorrendo la sua orbita annuale di 365,256 giorni intorno al sole, proprio com’è accaduto durante gli ultimi 4,55 miliardi di anni circa.
AGIRE... MA COME?
Talvolta è una buona idea studiare un problema a fondo prima di agire. Più si conosce una situazione difficile, più si può star certi di riuscire a trovare le migliori soluzioni ai dilemmi che pone. Ma a volte uno studio prolungato non rappresenta il massimo. Alcune volte la cosa migliore da fare è agire rapidamente al fine di sopravvivere alla crisi nell’immediato, per poi studiare i dettagli del problema solo in un secondo momento, dalla posizione di sicurezza che ci può garantire il fatto di aver guadagnato tempo grazie a un’azione decisiva. Forse il miglior modo per illustrare il senso di ciò che intendo è quello di servirsi di un finto scenario.
Diciamo che durante una giornata bellissima, limpida e soleggiata state attraversando un’autostrada insieme a un amico, al fine di andare da casa vostra, su un lato della strada, a casa del vostro amico, dall’altra parte della strada. Improvvisamente, dopo essere stati immersi in una intensa conversazione, alzate lo sguardo e vedete un enorme TIR a diciotto ruote che vi sta piombando addosso.
Istantaneamente si scatena la vostra risposta fisica di “attacco o fuga”, al fine di permettervi di agire. La domanda è: come? Dovete decidere rapidamente il da farsi. Voi e il vostro amico dovete prendere entrambi una decisione, e dovete farlo in fretta.
Quindi eccovi là, nel bel mezzo dell’autostrada, con tre corsie davanti a voi e tre dietro di voi. Il vostro dilemma è: avrete il tempo di portarvi in avanti verso la vostra destinazione, cioè sull’altro lato della strada, oppure sarebbe meglio retrocedere al punto in cui eravate prima di cominciare ad attraversare? Volendo rispondere alla domanda con certezza assoluta, avreste bisogno di informazioni di cui semplicemente in quel momento non disponete.
Per esempio, non sapete se il camion viaggia a vuoto o a pieno carico. Potreste non essere in grado di dire con precisione quale sia la sua velocità, o perfino se il guidatore si sia accorto della vostra presenza sulla carreggiata. Potreste non essere in grado di sapere se vi stia venendo incontro un camion che va a diesel o a benzina, o di che marca sia.
E il punto è proprio questo: non avete bisogno di conoscere tutti quei dettagli prima di agire. Nel momento in cui state attraversando l’autostrada, disponete di tutte le informazioni necessarie per sapere che siete in una brutta posizione. Sapete già che la vostra vita è in pericolo. Non vi servono dettagli simili per ammettere quello che è già ovvio: c’è un enorme TIR che vi sta venendo addosso... e se non siete lesti a spostarvi, fra pochi secondi non ci sarà più niente da fare!
Sebbene l’esempio di questo scenario possa apparire sciocco, rappresenta comunque il punto esatto in cui ci troviamo oggi sulla scena mondiale. I percorsi che svolgiamo in quanto individui, famiglie e nazioni somigliano al tragitto che voi e il vostro amico intraprendete per attraversate l’autostrada. Il “TIR” che incombe su di noi è la tempesta perfetta che riunisce in sé una pluralità di crisi diverse, rappresentate da situazioni quali i mutamenti climatici, il terrorismo, la guerra, le malattie, la scomparsa di cibo e acqua e una miriade di modalità di vita non sostenibili adottate nella vita quotidiana qui sulla Terra. Ciascuna di queste crisi potenzialmente sarebbe in grado di porre fine alla vita umana come la conosciamo.
Potremmo non concordare pienamente su quale di esse sarebbe in grado di farlo, ma ciò non modifica il fatto che le crisi siano realmente in corso proprio ora. E, proprio come due amici che decidono se slanciarsi in avanti verso l’altro lato dell’autostrada o se tornare indietro al punto di partenza sicuro, anche noi potremmo studiare ciascuna di quelle crisi per un altro secolo... ma resta il fatto che ci sono persone, comunità e stili di vita che non riuscirebbero a sopravvivere al lasso di tempo necessario per la raccolta di tutti i dati, la loro pubblicazione e il dibattito sui risultati.
Il motivo di ciò è che, mentre si sta valutando il problema, le case della gente andranno distrutte a causa di terremoti, “super tempeste”, alluvioni e guerre; la terra che dava loro sostegno cesserà di produrre alimenti; i loro pozzi d’acqua si seccheranno; i livelli degli oceani si alzeranno; le coste scompariranno e quelle persone perderanno tutto, inclusa la vita. Sebbene scenari come questi possano sembrare estremi, gli eventi che sto descrivendo stanno già accadendo in località quali Haiti, il Giappone, la costa del golfo degli Stati Uniti e l’Africa, afflitta dalla siccità... e la situazione sta ancora peggiorando. Proprio come ha tremendamente senso togliersi dalla traiettoria del TIR che vi viene addosso senza mettersi prima a studiare i dettagli della situazione, ha altrettanto senso togliersi dal percorso dei molteplici disastri che gravano all’orizzonte prima che provochino danni ancora maggiori.
Inoltre, proprio come la direzione in cui decidete di andare mentre siete nel bel mezzo di quell’autostrada andrà a determinare il risultato finale che vi prefiggete, cioè quello di raggiungere la casa del vostro amico posta sull’altro lato, così anche il modo in cui decidiamo di fronteggiare i maggiori fattori di minaccia rivolti contro la nostra esistenza andrà a determinare se avremo successo o no, se vivremo o se moriremo. Tutte le nostre scelte di sopravvivenza si rifanno al concetto che abbiamo di noi stessi nel mondo, e a come la nostra concezione ci induce ad agire.
Il messaggio di questo libro è quello di agire con saggezza e rapidità al fine di evitare la collisione che ci attende sull’autostrada della vita che abbiamo scelto di attraversare. Forse le parole migliori per esprimere tutto ciò le ha trovate Albert Einstein: «Un nuovo modo di pensare è essenziale se l’umanità vuole sopravvivere e raggiungere livelli più alti». Sviluppare un nuovo modo di pensare è esattamente ciò che dobbiamo fare oggi. Sappiamo che i problemi esistono. Abbiamo già messo in atto le idee delle menti migliori del nostro tempo e la miglior scienza basata sulle teorie d’eccellenza disponibili oggi, al fine di studiare quei problemi. Se avessimo imboccato la strada concettualmente giusta, non avrebbe forse senso pensare che, giunti al punto in cui siamo, ormai disporremmo di parecchie risposte e soluzioni migliori? Il fatto che questo non stia accadendo ci induce ad adottare un nuovo modo di pensare.
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