I cambiamenti e la sensazione di poter perdere le certezze
sono causa di blocchi psicologici e di vere e proprie paure. Thich Nath Hanh rivela qui come è possibile raggiungere
una preparazione mentale, una saggezza e una sicurezza interiore in grado di
resistere a qualsiasi situazione di difficoltà.
La filosofia di Hanh nasce da una vita spesa a favore
della Pace, in contesti pericolosi come la Guerra del Vietnam, e a fianco di
uomini importanti e coraggiosi come Martin Luther King. In questo libro il monaco raccoglie tutta la
saggezza del buddhismo Zen, le tecniche di respirazione, i segreti
dell’autocontrollo e ne ricava un metodo completo per la gestione degli stress
quotidiani e delle paure. Indicato
e indispensabile per superare un periodo di crisi o incertezza e porre le basi
per affrontare e diventare più sicuri e fiduciosi.
La maggior parte di noi vive una vita piena di momenti
meravigliosi e di momenti difficili. Molte persone tuttavia, anche quando sono
al culmine della felicità, sentono la paura celarsi dietro la gioia. Temiamo che quel momento finirà, che non otterremo ciò
di cui abbiamo bisogno, che perderemo le cose che abbiamo o che non saremo al
sicuro. Spesso la nostra paura più grande è la consapevolezza che un giorno i
nostri corpi cesseranno di funzionare. Così, anche se siamo circondati da tutte
le condizioni che portano alla felicità, la nostra gioia non è completa.
Pensiamo che, per essere più felici, dovremmo reprimere o
ignorare le nostre paure. Quando
pensiamo alle cose che ci spaventano non ci sentiamo a nostro agio, così allontaniamo
i nostri timori negandoli: «Oh no, non voglio pensarci». Cerchiamo d’ignorare
la paura, che tuttavia continua a restare presente.
Il solo modo per liberarsi dalla paura ed essere davvero
felici è riconoscerla e cercarne le radici profonde. Invece di tentare di rifuggirla, possiamo invitarla
ad affiorare alla coscienza e osservarla con uno sguardo limpido e profondo.
Introduzione -
Paura - Libro di Thich Nhat Hanh
Supera la Tempesta con
la Saggezza
La maggior parte di noi vive una vita piena di momenti meravigliosi e di
momenti difficili. Molte persone tuttavia, anche quando sono al culmine della
felicità, sentono la paura celarsi dietro la gioia. Temiamo che quel momento finirà, che non otterremo ciò di cui abbiamo
bisogno, che perderemo le cose che abbiamo o che non saremo al sicuro. Spesso
la nostra paura più grande è la consapevolezza che un giorno i nostri corpi
cesseranno di funzionare. Così, anche se siamo circondati da tutte le
condizioni che portano alla felicità, la nostra gioia non è completa.
Pensiamo che, per essere più felici, dovremmo reprimere o ignorare le
nostre paure. Quando pensiamo alle cose che ci
spaventano non ci sentiamo a nostro agio, così allontaniamo i nostri timori
negandoli: «Oh no, non voglio pensarci». Cerchiamo d’ignorare la paura, che
tuttavia continua a restare presente.
Il solo modo per liberarsi dalla paura ed essere davvero felici è
riconoscerla e cercarne le radici profonde. Invece di
tentare di rifuggirla, possiamo invitarla ad affiorare alla coscienza e
osservarla con uno sguardo limpido e profondo.
Abbiamo paura di cose che sono al di fuori di noi e che non possiamo
controllare. Ci preoccupiamo di ammalarci, d’invecchiare e di perdere le cose
cui teniamo di più. Cerchiamo di aggrapparci con tutte le nostre forze a ciò
che ci è caro: la nostra posizione, i beni che possediamo, le persone amate.
Tenerci stretti tutto questo non allevia la nostra paura. Un giorno finiremo
per dover lasciare tutto. Non potremo portarci dietro le cose a cui teniamo.
Potremmo credere che, se ignoriamo le nostre paure, esse ci abbandoneranno.
Se seppelliamo le ansie e le preoccupazioni nel profondo della nostra coscienza,
esse continueranno ad assillarci e ad arrecarci sofferenza. Abbiamo una gran
paura di essere impotenti, eppure abbiamo il potere di guardare in profondità
le nostre paure, per non esserne più in balìa. Possiamo trasformare la paura.
La pratica di vivere pienamente nel momento presente – ciò che definiamo
consapevolezza o presenza mentale – ci può infondere il coraggio di affrontare
i nostri timori senza più esserne totalmente oppressi e dominati. Essere
consapevole significa rivolgere uno sguardo profondo alla nostra vera natura di
inter-essere, toccarla e riconoscere che niente è mai perduto.
Un giorno, durante la guerra del Vietnam, ero seduto in un campo di
aviazione deserto sugli altipiani vietnamiti. Aspettavo un aeroplano diretto a
nord per studiare la situazione che si era creata in seguito a un’inondazione e
portare aiuti alla popolazione colpita. L’emergenza era grande, così dovetti
imbarcarmi su un aereo militare che normalmente veniva usato per trasportare
generi come coperte e vestiario. Ero seduto da solo sul campo e aspettavo il
primo aereo, quando mi venne incontro un ufficiale americano. Anche lui
aspettava il suo aereo. Eravamo in guerra e sul campo c’eravamo solo noi due.
Lo guardai e vidi che era giovane. Provai subito una grande compassione per
lui. Perché doveva capitare proprio lì a uccidere o a rischiare di essere
ucciso? Così, dando voce a quel sentimento, gli dissi: «Devi avere molta paura
dei Viet Cong». I Viet Cong erano i guerriglieri comunisti vietnamiti.
Purtroppo non fu una mossa abile, ciò che dissi nutrì il seme della paura che
era in lui. Portò subito la mano alla pistola e mi domandò: «Sei un Viet
Cong?».
Prima di sbarcare nel Vietnam infatti, agli ufficiali dell’esercito
statunitense veniva insegnato che chiunque in Vietnam poteva essere un Viet
Cong, e la paura albergava nel cuore di ogni soldato americano. Ogni bambino,
ogni monaco poteva essere un guerrigliero. I soldati erano stati istruiti a
crederlo e vedevano nemici ovunque. Avevo cercato di esprimergli la mia compassione
ma, appena aveva sentito la parola “Viet Cong”, il soldato era stato
sopraffatto dalla paura e aveva cercato la sua pistola.
Sapevo che dovevo mantenere la massima calma. Inziai a praticare una
respirazione molto lenta e profonda e poi dissi: «No, sto aspettando un aereo
che mi porterà a Danang per studiare l’inondazione e vedere come posso essere
d’aiuto». Provavo una profonda simpatia per il soldato americano e questo
sentimento traspariva dalla mia voce. Mentre parlavamo riuscii a dirgli che ero
convinto che la guerra avesse mietuto un gran numero di vittime, non solo
vietnamite, ma anche americane. Anche il soldato si calmò e riuscimmo a
parlare. Mi ero salvato perché avevo avuto la lucidità e la calma necessarie.
Se avessi agito spinto dal mio terrore, l’altro mi avrebbe sparato, mosso, a
sua volta, dalla sua paura. Dunque non pensate che i pericoli giungano solo
dall’esterno. Essi vengono da dentro di noi. Se non riconosciamo le nostre
paure e non le guardiamo a fondo, possiamo attirare su di noi pericoli e
incidenti.
Noi tutti sperimentiamo la paura ma, se impariamo a guardarla in
profondità, riusciremo a liberarci dalla sua morsa e a toccare la gioia. La
paura ci fa restare attaccati al passato o ci fa preoccupare per il futuro. Se
riusciamo a riconoscerla possiamo renderci conto che in questo preciso momento
stiamo bene. Adesso, oggi, siamo ancora vivi e il nostro corpo funziona
perfettamente. I nostri occhi possono vedere la bellezza del cielo. Le nostre
orecchie possono ancora sentire le voci delle persone che amiamo.
La prima cosa da fare per osservare la nostra paura è farla affiorare alla
coscienza senza giudizio: ci limiteremo a riconoscere con serenità che esiste.
Questo passo porta con sé un grande sollievo. Poi, una volta che la paura si
sarà calmata, possiamo accoglierla abbracciandola teneramente e guardare in
profondità le sue radici e la sua causa. Comprendere l’origine delle nostre
ansie e paure ci aiuta a lasciarle andare. La nostra paura deriva da qualcosa
che sta accadendo ora o si tratta di un timore antico, che ci portiamo dentro
da quando eravamo piccoli? Quando ci esercitiamo a far affiorare le nostre
paure, ci rendiamo conto di essere ancora vivi, che abbiamo ancora molte cose
di cui far tesoro e gioire. Se non siamo troppo impegnati a reprimere e a
gestire i nostri timori, possiamo goderci il sole, la nebbia, l’aria e l’acqua.
Se riusciamo a guardare a fondo la nostra paura e ad averne una visione chiara,
potremo vivere una vita ricca di valore.
Il nostro più grande terrore è di scomparire nel nulla quando moriremo. Per
essere davvero liberi dalle paure, dovremo spingere il nostro sguardo in
profondità, nella dimensione ultima, per vedere la nostra vera natura di
non-nascita e non-morte. Dobbiamo liberarci dall’idea di essere solo il nostro
corpo, destinato a morire. Quando capiremo di essere più dei nostri semplici
corpi fisici, di non essere venuti dal niente e di non essere destinati a
sparire nel nulla, saremo liberi dalla paura.
Il Buddha era un essere umano e anch’egli conosceva la paura. Poiché egli
praticava ogni giorno la presenza mentale e usava contemplare la propria paura,
quando si trovava davanti all’ignoto era in grado di affrontarlo con calma e
serenità. C’è una storia che narra che il Buddha era intento a passeggiare
quando Angulimala, un noto assassino plurimo, gli si parò davanti e gli intimò
di fermarsi. Il Buddha continuò a camminare lentamente e con calma. Angulimala
lo raggiunse e volle sapere perché non si fosse fermato. Il Buddha rispose:
«Angulimala, mi sono fermato tanto tempo fa. Sei tu che non ti sei fermato».
Poi proseguì spiegando: «Ho smesso di commettere azioni che causano sofferenza
ad altri esseri viventi. Tutte le creature desiderano vivere. Tutti temono la
morte. Dobbiamo nutrire un cuore compassionevole e proteggere la vita di tutti
gli esseri». Sbigottito, Angulimala volle sapere di più. Alla fine della
conversazione, Angulimala fece voto di non commettere più atti violenti e
decise di farsi monaco.
Come era riuscito il Buddha a rimanere così calmo e rilassato di fronte a
un assassino? Si tratta di un esempio estremo ma ogni giorno tutti noi
affrontiamo le nostre paure, in un modo o nell’altro. La pratica quotidiana
della consapevolezza ci può essere di enorme aiuto. Cominciando con il respiro
consapevole e la pratica della presenza mentale, saremo in grado di affrontare
qualsiasi cosa troveremo sul nostro cammino.
Vivere senza paura non solo è possibile ma è la gioia suprema. Quando
toccate l’assenza di paura, siete liberi. Se mi trovassi su un aeroplano e il
pilota annunciasse che l’aereo sta per schiantarsi, comincerei a praticare la
respirazione consapevole. Se un giorno doveste ricevere brutte notizie, spero
che riuscirete a fare lo stesso. Ma non aspettate che si presentino i momenti
critici per esercitarvi a trasformare la vostra paura e a vivere in modo
consapevole. Nessuno vi può liberare dalla paura. Nemmeno se il Buddha in
persona fosse seduto accanto a voi potrebbe aiutarvi. Siete voi stessi che
potete imparare a farlo con la pratica. Se farete della pratica della
consapevolezza un’abitudine, nel momento in cui si presenteranno le difficoltà,
saprete cosa fare.
1 commento:
La paura non mi abbandona MAI.
Questo post è per me Francy...
Buona domenica e un abbraccio.
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