La maggiore presenza di estrogeni nelle cellule adipose delle donne in sovrappeso le proteggerebbe meglio dal declino cognitivo e la demenza
Essere in sovrappeso, soprattutto in post-menopausa, non è una condizione salutare. Sono molte infatti le possibili patologie a cui si può andare incontro e, tra queste, ci sono il diabete, il cancro, le malattie dell’apparato cardiocircolatorio. Quello su cui invece pare sia un vantaggio essere in sovrappeso è il rischio di declino delle funzioni cognitive: secondo un nuovo studio, le donne che hanno maggiore presenza di estrogeni nelle cellule adipose rischiano meno che non le controparti di peso normale.
Lo studio che mette sull’avviso le donne in post-menopausa e normopeso è stato condotto dai ricercatori della Scuola di Farmacia e Biochimica Dipartimento di Fisiologia, e l’Istituto Cardiovascolare di Buenos Aires, Argentina. Qui, la dottoressa Judith M. Zilberman che ha coordinato lo studio, ha coinvolto 300 donne in post-menopausa, con un’età media di 60 anni. Per mezzo della misurazione del BMI (Indice di Massa Corporea) 158 partecipanti sono state classificate come in sovrappeso od obese; le rimanenti erano di peso ritenuto nella norma.
Tutte le partecipanti sono state sottoposte a una serie di test per valutare le facoltà cognitive. Tra questi vi era un esame atto a valutare lo stato cognitivo globale, un altro per valutare le funzioni esecutive come la pianificazione, il problem-solving, il ragionamento verbale. Infine è stata la volta del cosiddetto test di Boston per stimare la memoria.
I risultati dello studio sono stati presentati alla Physiology of Cardiovascular Disease: Gender Disparities conference presso l’University of Mississippi di Jackson (Usa) e riportano come si sia scoperto che il valore del BMI era correlato positivamente con alti livelli nelle funzioni cognitive. «Dove vi è un aumento del tessuto adiposo, vi è un aumento degli estrogeni» – ha commentato Zilberman – La mia ipotesi è che in questo caso gli estrogeni possono essere protettivi della funzione cognitiva».
Secondo la scienziata dunque vi è la possibilità che gli ormoni sessuali femminili possano aiutare in modo naturale una donna a conservare le facoltà cognitive.
«Sulla base di studi precedenti, molti istituti di ricerca hanno deciso di raccomandare gli estrogeni come un intervento preventivo in caso di alterazione cognitiva o demenza. Questo è ciò che rende i nostri risultati così importanti», ha concluso la dottoressa Zilberman.
È chiaro che, in questo caso, la maggiore presenza di estrogeni derivanti dalla altrettanto maggior presenza di cellule adipose possa anche preservare le funzioni cognitive delle donne in post-menopausa, tuttavia è altresì vero che l’essere in sovrappeso od obese porta con sé molti altri fattori di rischio, anche mortali. Ecco quindi che la soluzione migliore, come suggerito dalla stessa ricercatrice, possa essere avere un peso nella norma e, nel caso – e dietro consiglio medico – integrare la presenza di ormoni.
Lo studio che mette sull’avviso le donne in post-menopausa e normopeso è stato condotto dai ricercatori della Scuola di Farmacia e Biochimica Dipartimento di Fisiologia, e l’Istituto Cardiovascolare di Buenos Aires, Argentina. Qui, la dottoressa Judith M. Zilberman che ha coordinato lo studio, ha coinvolto 300 donne in post-menopausa, con un’età media di 60 anni. Per mezzo della misurazione del BMI (Indice di Massa Corporea) 158 partecipanti sono state classificate come in sovrappeso od obese; le rimanenti erano di peso ritenuto nella norma.
Tutte le partecipanti sono state sottoposte a una serie di test per valutare le facoltà cognitive. Tra questi vi era un esame atto a valutare lo stato cognitivo globale, un altro per valutare le funzioni esecutive come la pianificazione, il problem-solving, il ragionamento verbale. Infine è stata la volta del cosiddetto test di Boston per stimare la memoria.
I risultati dello studio sono stati presentati alla Physiology of Cardiovascular Disease: Gender Disparities conference presso l’University of Mississippi di Jackson (Usa) e riportano come si sia scoperto che il valore del BMI era correlato positivamente con alti livelli nelle funzioni cognitive. «Dove vi è un aumento del tessuto adiposo, vi è un aumento degli estrogeni» – ha commentato Zilberman – La mia ipotesi è che in questo caso gli estrogeni possono essere protettivi della funzione cognitiva».
Secondo la scienziata dunque vi è la possibilità che gli ormoni sessuali femminili possano aiutare in modo naturale una donna a conservare le facoltà cognitive.
«Sulla base di studi precedenti, molti istituti di ricerca hanno deciso di raccomandare gli estrogeni come un intervento preventivo in caso di alterazione cognitiva o demenza. Questo è ciò che rende i nostri risultati così importanti», ha concluso la dottoressa Zilberman.
È chiaro che, in questo caso, la maggiore presenza di estrogeni derivanti dalla altrettanto maggior presenza di cellule adipose possa anche preservare le funzioni cognitive delle donne in post-menopausa, tuttavia è altresì vero che l’essere in sovrappeso od obese porta con sé molti altri fattori di rischio, anche mortali. Ecco quindi che la soluzione migliore, come suggerito dalla stessa ricercatrice, possa essere avere un peso nella norma e, nel caso – e dietro consiglio medico – integrare la presenza di ormoni.
Tratto da www.lastampa.it
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