- le cause biologiche
- le cause psicologiche
- le cause ambientali
- le cause sociali
Le cause ambientali
L'obesità è una delle cosiddette 'malattie del benessere', il suo sviluppo incontrollato inizia quando il tenore di vita medio consente a tutti di disporre di una quantità di cibo sovrabbondante.
Le cause ambientali, dovute agli stimoli che ci giungono dall'esterno, agiscono su due fronti in modo sinergico e molto potente: da un lato abbiamo una offerta di cibi ipercalorici costante e martellante, dall'altra la necessità di mangiare sempre meno poiché il consumo calorico quotidiano diminuisce in modo inesorabile.
Gestire l'abbondanza
Per millenni la preoccupazione principale dell'uomo è stata quella di procurarsi il cibo per sopravvivere.
Il nostro organismo si è evoluto per cercare il cibo con grande fatica e a prezzo di grandi pericoli, non per rifiutarlo quando è offerto in grande abbondanza.
A differenza degli altri animali, che non sono in grado di controllare l'assunzione di cibo e di fronte ad una offerta illimitata mangiano fino a morire, l'uomo è in grado di 'dire basta', ma è comunque un atto forzato, che va contro la sua natura.
Mangiare è un piacere della vita e l'industria alimentare è un grande business. L'offerta di cibo è onnipresente ovunque ci troviamo e in ogni istante della giornata.
Davanti a queste continue tentazioni, è difficile resistere: non tutti hanno la forza di farlo e quindi è naturale che la metà della popolazione sia sovrappeso o obesa, è una caratteristica intrinseca delle società industrializzate.
Un altra caratteristica delle società industrializzate è la progressiva ed inesorabile diminuzione dell'attività fisica.
Con l'abbandono dei lavori faticosi, l'avvento dell'automobile, degli ascensori, dell'automazione nell'industria, ci muoviamo sempre meno. E siamo sempre più pigri. Purtroppo siamo arrivati al punto che la maggior parte di coloro che non svolgono una attività fisica regolare e sufficientemente intensa, ed hanno superato i 35 anni di età (subendo il primo brusco calo del metabolismo), sono costretti ad un regime alimentare molto restrittivo se vogliono mantenere il peso forma.
In questa situazione, pochi sedentari riescono ad evitare sovrappeso ed obesità.
Cause biologiche
Da anni si cerca di capire se esistono predisposizioni genetiche, ereditarie o meno, che causano l'aumento incontrollato di peso.
La ricerca scientifica attualmente ci dice che esistono predisposizioni costituzionali che facilitano l'aumento di peso, ma queste non sono l'unica causa dell'obesità.
Di seguito prendiamo in considerazione i due più importanti fenomeni biochimici che possono favorire l'aumento di peso.
Sono entrambi meccanismi fisiologici del tutto naturali, che in alcuni soggetti sono alterati e li portano ad essere incapaci di gestire una situazione di abbondanza di cibo.
Vogliamo ribadire che solo un caso di obesità su mille è causato esclusivamente da gravi disfuzioni del metabolismo, negli altri casi non si può affermare che il problema ha solamente una causa fisiologica.
Il cibo come droga
Gli esseri umani si sono evoluti lottando contro la scarsità di cibo e quindi il nostro organismo è progettato per fronteggiare carestie, non per gestire una offerta sovrabbondante.
L'organismo ci dà segnali positivi quando stiamo soddisfando i nostri bisogni primari e di conseguenza quando mangiamo vengono inviati dei segnali biochimici al cervello che provocano una sensazione di piacere. Queste sensazioni di piacere vengono trasmesse con gli stessi meccanismi delle droghe (come l'alcool o la cocaina), e in alcuni soggetti predisposti possono causare una vera e propria dipendenza da cibo, che causa stati d'animo e comportamenti simili a quelli sperimentati dai tossicodipendenti, come la perdita di controllo tipica delle abbuffate compulsive.
La ricerca scientifica in questo campo è ancora agli albori ed è sicuramente sbagliato l'atteggiamento di coloro che utilizzano un approccio estremisticoastinenze da questo o quel nutriente (primo fra tutti lo zucchero) additandolo come la causa di tutti i mali. in questo senso consigliando
Sappiamo per certo (ci sono sufficienti esperimenti scientifici a dimostrarlo) che la maggioranza degli obesi reagisce all'assunzione di zuccheri e grassi in modo anomalo.
Alcuni non riescono a smettere di mangiare determinati alimenti poiché i messaggi biochimici che regolano la sazietà non funzionano correttamente. Altri non producono abbastanza endorfine (droghe autoprodotte dall'organismo) e devono 'compensare' con quelle prodotte quando mangiamo: essi fanno più fatica a smettere di mangiare poichè quando si nutrono il loro organismo libera sostanze che alleviano il dolore, calmano la depressione e l'ansia, insomma fanno stare bene.
Il meccanismo perverso dell'insulina
Il nostro organismo consuma energia in continuazione, anche quando è a riposo, ma si alimenta solo qualche volta al giorno.
Come un'automobile (che sfrutta il serbatoio di carburante), l'organismo possiede un sistema di gestione delle scorte di energia che consente di avere una certa autonomia: è un sistema a controllo basato sui due ormoni antagonisti insulina-glucagone.
Ovviamente questo sistema è progettato per gestire la scarsità di cibo e quindi esso tende ad accumulare il più possibile quando c'è abbondanza e a sprecare il meno possibile quando c'è carestia, tutto il contrario di quello che serve quando il problema è quello di mangiare troppo.
Cause psicologiche
Dietro la nascita e lo sviluppo dell'obesità si nascondono sempre cause psicologiche più o meno importanti.
Dipendenza da cibo
Gli studiosi sono concordi nell'affermare che il soggetto obeso ha sviluppato una dipendenza da cibo, per molti aspetti (anche fisiologici) simile ad altri tipi di dipendenza come l'alcolismo o la tossicodipedenza.
Il "motore" psicologico può essere più o meno determinante nell'origine della malattia, mentre è quasi sempre la causa principale della sua cronicizzazione.
Durante l'evoluzione della malattia, l'obeso perde progressivamente la propria autostima a causa dei fallimenti dei tentativi di perdita di peso: si scatena il meccanismo della dieta di Bennet e la situazione, psicologica e fisica peggiora progressivamente.
Non intendiamo addentrarci ulteriormente in un campo così delicato, ci interessa solo sottolineare che senza una terapia di ricostruzione cognitiva, ovvero senza intervenire sul modo di pensare del paziente obeso, le probabilità di insuccesso sono altissime, a causa della potenza del motore psicologico.
Cause sociali
L'obesità è una malattia che dipende dallo stile di vita, e dove la prevenzione assume una importanza strategica.
Curare la propria alimentazione, fare una dieta particolare, essere "a dieta", evitare o limitare alcuni alimenti perché ritenuti dannosi suscita ancora oggi ilarità, maldicenze, disapprovazione.
Chi sta cercando di perdere peso spesso preferisce nasconderlo alle persone che lo circondano, da un lato perché teme di essere deriso in quanto 'a dieta', dall'altro perché teme di essere colpevolizzato perché non ci riesce.
Spesso gli stessi familiari, invece che aiutare il soggetto sovrappeso, lo dissuadono dal perdere peso poiché subiscono ancora l'influsso della vecchia credenza popolare, così radicata nei paesi poveri del Mezzogiorno fino al dopoguerra e oltre, che 'grasso è bello' e 'grasso è sano'.
Se pensiamo che l'obesità può essere considerata la seconda causa di morte nei paesi industrializzati, tutto ciò non ha senso.
Mangiare troppo e male dovrebbe essere vista come una cosa negativa del fumare (certo, con tutti i distinguo del caso) poichè fa altrettanto male e ha un costo sanitario che sta diventando insostenibile. Invece, spesso è vista come una cosa negativa il cercare di correre ai ripari prima che sia troppo tardi. Finchè non cambierà questa mentalità, difficilmente si potranno raggiungere risultati soddisfacenti.
L'inadeguatezza delle risorse sanitarie
Un'altra causa sociale riguarda l'inadeguatezza delle risorse sanitarie a disposizione dei soggetti obesi.
Il problema è sia economico che culturale.
Economico poiché il numero degli obesi e di coloro che sono a rischio (i sovrappeso) è molto elevato, e la sanità pubblica non se ne può occupare poichè le spese da affrontare sarebbero elevatissime.
Culturale poiché l'obesità è stata ed è tutt'ora trattata dalla comunità scientifica come una malattia di serie B.
Come se non bastasse la maggior parte della classe medica ha trattato l'obesità per anni (e lo fa tutt'ora) in modo sbagliato, concentrandosi solo sull'approccio nutrizionale e farmacologico e non considerando quello psicologico e sociale.
Si è così sviluppato quel modello morale che ritiene l'obesità solo una condizione secondaria alla mancanza di forza di volontà e sottovaluta la potenza delle cause genetiche, biologiche, ambientali, psicologiche e cognitive.
Nessun commento:
Posta un commento